Vai ai contenuti

Santi del 12 Ottobre

Il mio Santo > I Santi di Ottobre

*Santi Amelio e Amico - Martiri (12 ottobre)

Sono commemorati a Mortara (Pavia) dove i loro corpi furono sepolti. Appartengono, secondo gli Atti, al periodo carolingio; ma nella loro vicenda si riscontrano elementi più propri del ciclo bretone di avventura che del ciclo guerriero di Carlo Magno.
Tali Atti sono favolosi e i Bollandisti rifiutarono di pubblicarli perché "in omnibus nihil videbit lector, quod factis historicis aliunde notis contrarium non sit". Tuttavia ecco quanto vi si narra. Al tempo di Pipino nacquero due bambini straordinariamente simili, uno "ex comite alvernensi", l'altro "ex quodam milite bericano".
Mentre erano condotti a Roma per il battesimo, si incontrarono in Lucca, dove fecero amicizia e alleanza, e quindi andarono insieme a Roma a ricevervi il battesimo dal Papa, che al figlio del conte impose il nome di Amelio, al figlio del soldato il nome di Amico.
Come ricordo del battesimo ricevuto nel Laterano, ciascuno dei due ebbe in dono dal Papa una coppa di legno, ornata d'oro e di pietre preziose; quindi ritornarono entrambi nella propria patria.
Dopo la morte del padre, Amico, a causa di insorte difficoltà ed inimicizie, fu costretto a lasciare la patria; partì allora con dieci servi, per recarsi presso Amelio, nella speranza di essere bene accolto, ma non lo trovò, perché anche questi si era messo in viaggio alla volta di Bericum, per visitare Amico.
Dopo molte e varie avventure, Amico, afflitto per non essere riuscito nell'intento e colpito dalla lebbra, ritornò a Roma, dove fu accolto dal Papa Costantino, ma dopo tre anni, essendo
sopraggiunta una grande carestia, si fece riportare alla casa di Amelio, che, prima di vederlo, non sapendo che fosse l'antico compagno, gli fece apprestare il cibo nella coppa ricevuta dal Papa: così si riconobbero.
Passarono intanto vari anni, finché i Longobardi, divenuti molto minacciosi, determinarono l'intervento di Carlo Magno contro Desiderio; riuscite vane le trattative, il re franco, superate le Chiuse di Susa, con il suo esercito nel quale militavano Amelio e Amico, vinse il re longobardo, e lo mise in fuga, fino al luogo, ora detto Mortarium per il gran numero dei morti in combattimento, prima chiamato Pulchrasilva per l'amenità del luogo.
Amelio e Amico, i quali, benché soldati, esercitavano le virtù cristiane e conducevano vita di penitenza, morirono in quella battaglia, uniti così in vita e in morte (773).
Desiderio si rifugiò in Pavia, presa poi da Carlo Magno il quale fece costruire una chiesa nel luogo della sua vittoria.
Furono costruite poi anche altre due chiese: una in onore di Sant'Eusebio di Vercelli, l'altra in onore di San Pietro; Amelio fu sepolto presso la chiesa di San Pietro, Amico presso quella di Sant'Eusebio, in due arche fatte venire da Milano.
Il giorno dopo, il sarcofago di Amelio si trovò vicino a quello di Amico: allora il vescovo Albino comandò che i corpi dei due santi fossero conservati insieme nella chiesa di S. Eusebio dove ancora si trovano.
Questo, per sommi capi, il contenuto della passio, la quale si conclude in modo molto interessante: volendo dare ai due personaggi la gloria del martirio, L'estensore della passio stessa considera Desiderio come un imperatore romano, persecutore dei cristiani, usando le stesse parole degli Atti dei Martiri: "Passi sunt sub Desiderio rege Langobardorum quarto Idus Octobris: regnante Domino nostro Iesu Christo: cui est honor et gloria in saecula saeculorum. Amen".
La formula è perfettamente uguale a quella, per es., degli Acta Proconsularia di s. Cipriano: "Passus est autem beatissimus Cyprianus martyr... sub Valeriano et Gallieno imperatoribus: regnante vero domino nostro Iesu Christo cui est honor et gloria in saecula saeculorum.
Amen".
Relativamente ai Papi, di cui si fa cenno nella passio, non si può dire con certezza quale sia quello che abbia battezzato in Roma Amelio e Amico, sempre che la circostanza sia vera; L'altro, presso il quale si rifugiò Amico, cioè Costantino, non potrebbe essere se non l'antipapa di questo nome, ricordato tra il pontificato di San Paolo I (757-767) e quello di Stefano IV (768-772).
(Autore: Carlo Carletti – Fonte: Enciclopedia dei Santi)

Giaculatoria - Santi Amelio e Amico, pregate per noi.

*Beato Bartolomé Caparròs Garcia - Sacerdote e Martire (12 ottobre)

Schede dei Gruppi a cui appartiene:
"Beati 115 Martiri spagnoli di Almería" Beatificati nel 2017
"Santi, Beati e Servi di Dio Martiri nella Guerra di Spagna" Vittime della persecuzione religiosa - Senza Data (Celebrazioni singole)
Vera, Spagna, 27 febbraio 1872 – Almería, Spagna, 12 ottobre 1936
Bartolomé Caparrós García nacque a Vera, in provincia e diocesi di Almería, il 27 febbraio 1872. Nel dicembre 1885 fu ordinato sacerdote.
Era parroco della parrocchia di Santa Maria di Albox quando venne ucciso in odio alla fede il 12 ottobre 1936 presso il cimitero di Almería.
Inserito in un gruppo di 115 martiri della diocesi di Almeria, è stato beatificato ad Aguadulce, presso Almería, il 25 marzo 2017.
(Fonte: Enciclopedia dei Santi)

Giaculatoria - Beato Bartolomé Caparròs Garcia, pregate per noi.

*Santi Domnina (Donnina) di Anazarbo e Donnino - Martiri (12 ottobre)
Sec. IV

Martirologio Romano: Ad Ainvarza in Cilicia, nell’odierna Turchia, Santa Domnina, martire, che si tramanda abbia patito molte torture sotto l’imperatore Diocleziano e il governatore Licia e abbia reso in carcere lo spirito a Dio.
Non crediamo che al giorno d'oggi molti cristiani e molte cristiane siano battezzati col nome di Donnino, diminutivo del romano Dominus, cioè Signore e padrone.
In italiano, dunque, Donnino avrebbe il significato di signorotto e di padroncino. Ma se nell'anagrafe il nome di Donnino si è fatto raro, o addirittura è sparito, non così è nella toponomastica.
Gastone Imbrighi, in un suo interessantissimo studio sui Santi nella toponomastica italiana, registra nove paesi che portano il nome del Santo di oggi: Cavaglia San Donnino, in provincia di Novara; San Donnino in provincia di Ancona, due San Donnino in provincia di Reggio Emilia; uno in provincia di Pesaro; uno in provincia di Arezzo, uno in provincia di Firenze, uno in provincia di Modena; uno in provincia di Lucca.
Ma il paese più importante che portava questo nome era, fino a qualche tempo fa, Borgo San Donnino, che venne non diciamo ribattezzato, ma piuttosto sbattezzato, per rendergli l'antico nome di Fidenza, nome augurale di una colonia romana, simile a quelli di Fiorenza, Piacenza e Potenza.
Borgo San Donnino portava il nome del Santo con buon diritto, perché proprio lì, sulla via Claudia, il cristiano Donnino, che fuggiva incalzato dalla persecuzione di Massimiano, venne raggiunto e martirizzato, all'inizio del IV secolo.
Sul terreno arrossato dal suo sangue sorse prestissimo un oratorio, e attorno all'episodio del martirio fiorì una di quelle passioni che avevano per fondamento certo l'avvenuta uccisione per mezzo della spada. Si disse allora che Donnino fosse il " cubicolario ", cioè il cameriere dell' Imperatore stesso, fuggito dal palazzo quando, inaspettatamente e improvvisamente, Massimiano si abbandonò a quella che doveva essere l'ultima delle persecuzioni.
Veramente, il San Donnino Martire caduto sulla via Claudia, e che diede il proprio nome all'antica Fidenza dovrebbe essere festeggiato il 9 ottobre.
Noi lo ricordiamo oggi perché oggi ricorre la memoria di una Santa Donnina, anch'essa Martire della stessa epoca, ma in Cilicia.
Il mese di ottobre, sembra dedicato ai Santi e alle Sante di questo nome. Infatti il 4, festa di San Francesco e di San Petronio, è anche festa di un'altra Santa Donnina, Martire e madre di due Martiri, Prosdocea e Bernicea, tutti e tre vittime anch'esse dell'ultima persecuzione.
Il loro ricordo non è affidato a leggende ma alla penna del maggiore storico della Chiesa antica, Eusebio di Cesarea, il quale racconta come, per sfuggire alle vergognose insidie dei soldati che le conducevano ad Antiochia, la madre Donnina avesse consigliato le bellissime e castissime figlie, a cercare lo scampo in un fiume, che le inghiottì tutte e tre. " Noi siamo state salvate dall'acqua - ella disse; e nelle acque troveremo la corona della gloria ".
(Fonte: Archivio Parrocchia)
Giaculatoria - Santi Domnina di Anazarbo e Donnino, pregate per noi.

*Sant'Edisto - Martire (12 ottobre)

Martirologio Romano: A Roma sulla via Laurentina, Sant’Edisto, martire.
È commemorato nel Martirologio Romano il 12 ottobre sotto l'indicazione topografica: «Ravennae Via Lauretina». L'elogio proviene da Floro, il quale lo trascrisse da alcuni codici del Geronimiano, che, però, trasmettono la seconda redazione di questo Martirologio; in quelli invece più antichi e testimoni della prima redazione si legge Romae.
In realtà, né a Ravenna era conosciuto un martire di nome Edisto, né la via Lauretina, evidente corruzione di Laurentina, aveva a che fare con Ravenna; essa infatti conduce a Laurento, antica città del Lazio inferiore, sita tra Ostia e Lavinio (oggi Paterno-Torre di Paterno).
Purtroppo, sulla personalità di questo santo non si hanno notizie attendibili. Secondo la passio leggendaria egli era stato battezzato dall'apostolo Pietro ed era scudiero di Nerone.
Mentre con
l'imperatore si trovava a Laurento, conobbe il presbitero Prisco, la moglie di questi, Termanzia, la figlia Criste (Cristina) e la serva Vittoria.
Con essi Edisto partecipava alla liturgia che veniva celebrata di notte in un arenario, ma, scoperto per il tradimento di un suo servo, fu, insieme con gli amici, sepolto vivo nello stesso arenario, mentre la sola Vittoria, che era riuscita a fuggire, fu trucidata in un bosco vicino.
Il sepolcro di Edisto era al XVI miglio della via Ardeatina nei pressi di Laurento; ivi esisteva una chiesa in onore del martire, fatta restaurare dal papa Adriano I (772-95), ed una domusculta appartenente al patrimonio di S. Pietro, chiamata appunto domusculta S. Edisti (Lib. Pont., I, p. 505).
Il culto di Edisto si diffuse anche a Roma e dalle lettere di San Gregorio Magno è documentata la esistenza di un monastero intitolato al santo, nei pressi della basilica di San Paolo (Reg. Ep., XIV, 14, in MGH. Epistolae, ed. I. Hartmann, II, 1, Berlino 1893, p. 434).
A questo monastero era annessa una chiesa, dove probabilmente si veneravano delle reliquie del Santo, e che, secondo l'itinerario di Salisburgo (Notitia ecclesiarum), era dedicata ai Santi Aristo, Cristina e Vittoria.
La corruzione del nome Edisto in Aristo, donde sarebbe derivato Oreste, è ammessa dagli studiosi e sotto quest'ultimo nome Edisto è venerato nella cittadina omonima ai piedi del Soratte.
(Autore: Agostino Amore – Fonte: Enciclopedia dei Santi)
Giaculatoria - Sant'Edisto, pregate per noi.

*Sant'Edwin - Re di Northumbria e Martire (12 ottobre)

584 – 12 ottobre 633
Il Santo oggi festeggiato si inserisce nella folta schiera di santità che contraddistinse parecchie corti inglesi nel primo millennio.
Il regno di Northumbria era costituito principalmente da due territori, la Bernicia e la Deira, sostanzialmente gli attuali Northumbria e Yorkshire, e Sant’Edwin era un principe della Deira che trascorse molti anni di esilio, durante il regno di Etelfrith di Bernicia.
Quando questi nel 616 cadde in battaglia, Edwin succedette al trono, divenendo ben presto “bretwalda”, cioè monarca assoluto con autorità estesa anche su tutti gli altri sovrani anglosassoni.
In quel periodo della sua vita egli era ancora pagano e quindi, nel chiedere in moglie Etelburga, figlia del re cristiano del Kent, dovette assicurare che non avrebbe interferito con la vita religiosa della sposa. Etelburga partì allora per il nord, accompagnata dal suo cappellano San Paolino.
Secondo il celebre storico cristiano San Beda il Venerabile, Edwin era una persona assai prudente e meditò a lungo sull’eventualità della propria conversione al cristianesimo, ma infine tre fattori lo influenzarono verso tale scelta: l’essere scampato ad un attentato, il ricordo di una visione e di un voto fatto durante l’esilio ed infine, ma assolutamente non meno importante, una calorosa lettera ricevuta del pontefice San Gregorio Magno.
Come da tradizione il re radunò dunque i suoi consiglieri per sentire il loro autorevole parere ed uno di essi affermò: “O re, la vita degli uomini sulla terra, a confronto di tutto il tempo che ci è conosciuto, mi sembra come quando tu stai a cena con i tuoi dignitari d’inverno, con il fuoco acceso e
le sale riscaldate, mentre fuori infuria una tempesta di pioggia e di neve, ed un passero entra in casa e passa velocissimo.
Mentre entra da una porta e subito esce dall’altra, per questo poco tempo che è dentro non è toccato dalla tempesta ma trascorre un brevissimo momento di serenità; ma subito dopo rientra nella tempesta e scompare ai tuoi occhi. Così la vita degli uomini resta in vista per un momento, e noi ignoriamo del tutto che cosa sarà dopo, che cosa è stato prima.
Perciò se questa nuova dottrina ci fa conoscere qualcosa di più certo, senz’altro merita di essere seguita”.
Stabilirono allora che la nuova religione avrebbe dovuto essere accolta solo nel qual caso fosse riuscita ad aiutarli a comprendere meglio il senso della vita, in quanto lo stesso sommo sacerdote dell’antico culto pagano locale riconobbe che a tal fine la religione dei loro padri non era di alcun aiuto.
Invitato allora Paolino ad insegnare loro qualcosa in più sul suo Dio, decisero infine di aderire alla fede cristiana e di essere battezzati con il re Edwin a York nel 627.
Il re nominò poi San Paolino vescovo di tale città e promosse la costruzione di una chiesa in pietra nel sito ove ancora oggi sorge la cattedrale.
Il Santo monarca si adoperò inoltre per diffondere il cristianesimo ed una duratura pace in tutto il suo regno, tanto che Beda poté scrivere di lui: “Si tramanda che in quel tempo ci fu tanta pace in Britannia fin dove si estendeva il dominio del re Edwin che, come tuttora si usa dire
proverbialmente, anche se una donna sola voleva percorrere tutta l’isola con un figlio natole da poco, poteva farlo senza pericolo alcuno”.
Nel 633 però Edwin cadde in battaglia, sconfitto preso Hetfield Chase dalle forze alleate del re gallese Cadwallon e del re pagano Penda di Mercia.
In Inghilterra iniziò ben presto a nascere un culto popolare nei suoi confronti quale martire, soprattutto a York ed a Whitby, che culminò con la traslazione nell’abbazia di quest’ultima località, evento da considerarsi per quei tempi una vera e propria canonizzazione.
Il pontefice Gregorio XIII concesse che venisse raffigurato tra i martiri nella cappella del Collegio inglese di Roma, dove gli furono anche dedicate una o due antiche chiese.
La presunta santità di Sant’Edwin è comunque certamente da considerarsi più sicura rispetto a quella di parecchi altri Santi sovrani di varie nazionalità venerati dalle Chiese cristiane: infatti Beda, fonte sicuramente attendibilissima in materia, lo definì re giusto e capace, convertitosi alla fede cristiana non prima di una meditata riflessione ed impegnato con tutto il cuore nell’evangelizzazione dei sudditi, senza ricorrere alla forza.
Sua moglie Etelburga, che gli sopravvisse sino all’8 settembre 647 divenendo badessa di Lyming, è talvolta anch’essa venerata come Santa, anche se in tono assai minore.
(Autore: Fabio Arduino – Fonte: Enciclopedia dei Santi)
Giaculatoria - Sant'Edwin, pregate per noi.

*Beato Eufrasio di Gesù Bambino (Barredo Fernàndez) - Sacerdote Carmelitano (12 ottobre)
Schede dei gruppi a cui appartiene:
“Beati 498 Martiri Spagnoli Beatificati nel 2007”
“Martiri della Guerra di Spagna”
Cancienes, Spagna, 8 febbraio 1897 - Oviedo, Spagna, 12 ottobre 1934
Eufrasio del Niño Jesús (al secolo Eufrasio Barredo Fernández), sacerdote professo dei Carmelitani Scalzi, cadde in odio alla fede durante la sanguinosa Guerra Civile Spagnola.
Papa Benedetto XVI ha riconosciuto il suo martirio il 16 dicembre 2006 ed è stato beatificato il 28 ottobre 2007 con altre 497 vittime della medesima persecuzione.
Nacque a Cancienes (Spagna) l'8 febbraio 1897 e venne battezzato il giorno seguente. Trascorse l'infanzia e la fanciullezza sotto la tutela del nonno Vincenzo a La Cuesta.
Dopo una breve permanenza presso i Fratelli delle Scuole Cristiane (1911), il 5 dicembre 1912 lo troviamo nel collegio Teresiano di Villafranca (Navarra).
Completato il tempo di formazione a Larrea (Vizcaya), il 26 luglio 1916 pronunciò la professione religiosa; seguirono gli anni degli studi teologici e filosofici, in collegi diversi dei Carmelitani (Marquina, Burgos, Vitoria e Bilbao), verso la meta del sacerdozio: p. Eufrasio venne ordinato a Santander il 23 settembre 1922; il 1° ottobre celebrò la sua prima messa a Oviedo.
Nominato professore di filosofìa e teologia in vari collegi, nello stesso tempo si dedicò a un fecondo ministero sacerdotale.
Il 5 settembre 1926 i superiori lo inviarono a Cracovia (Polonia) per rafforzare la presenza del Carmelo nei paesi dell'Est europeo; una terra che egli amò profondamente, apprendendo anzitutto la difficile lingua slava per poter esercitare l'apostolato. Richiamato a Burgos, nell'autunno del 1928,
qui collaborò alle riviste «Il Monte Carmelo» ed «Eco del Carmelo e Praga»; nel luglio del 1929 lo ritroviamo come professore a Oviedo.
Questa fu l'ultima tappa della sua vita terrena nella quale avrebbe reso testimonianza a Cristo con il martirio. Dal 1929 al 1934 curò e diresse gli incontri di catechesi che si tenevano nel convento, molto apprezzati dai numerosi partecipanti.
Eletto priore nel maggio del 1933, seguirono giorni nei quali la comunità intuiva le ore dolorose che la rivoluzione atea stava preparando nelle Asturie (ottobre 1933).
In quei tragici momenti, p. Eufrasio non abbandonò i confratelli, fino a quando tutti furono posti in salvo. Egli stesso stava per allontanarsi, quando dovette ricorrere alle cure dell'ospedale di Oviedo per una lussazione all'anca che gli impediva di camminare.
Riconosciuto come religioso, anzi come «il priore dei Carmelitani», così dichiarò egli stesso, il 12 ottobre 1934 venne fucilato presso il muro del «Mercato Vecchio». Rivolgendosi a coloro che stavano per ucciderlo chiamandoli «figli miei», li perdonò.
Dopo il nulla osta della Congregazione delle Cause dei Santi in data 9 gennaio 1992, e il processo informativo Super martyrio et virtutibus, il 3 ottobre 1996 è stata presentata alla Congregazione la documentazione per la beatificazione (Positio super martyrio).
(Autore: Antonio Mingo – Fonte: Enciclopedia dei Santi)
Giaculatoria - Beato Eufrasio di Gesù Bambino, pregate per noi.

*San Felice IV (III) - 54° Papa (12 ottobre)
m. 530
(Papa dal 12/07/526 al 22/09/530)

Nativo di Benevento, fu eletto Papa per disposizione del re Teodorico.
Intanto a Costantinopoli saliva sul trono il più grande degli Imperatori d'Oriente, Giustiniano.
Martirologio Romano: A Roma, San Felice IV, Papa, che trasformò due templi del Foro romano in una chiesa in onore dei Santi Cosma e Damiano e si adoperò molto per la retta fede.
Del Sannio, Papa dal 12 luglio 526 al 20 o 22 settembre 530, fu sepolto sotto il pavimento dell’atrio di San Pietro in Vaticano, poi nel Poliandro della Basilica.

Profondo conoscitore degli scritti di Sant’Agostino se ne avvalse per condannare il semipelagianesimo.
Costruì la basilica in onore dei Santi Cosma e Damiano adattando due templi pagani: il Templum Sacrae Urbis e il Tempio di Romolo.
Rifece la basilica di San Saturnino sulla via Salaria.
Prima di morire designò il suo successore: Bonifacio II.
É così ricordato dal Martirologio Romano alla data 22 settembre:
A Roma San Felice quarto, Papa, il quale moltissimo si affaticò per la fede cattolica.
É raffigurato nel mosaico del catino absidale dei Santi Cosma e Damiano con pianeta gialla, dalmatica azzurra e pallio disseminato di croci.
(Autore: Giovanni Sicari – Fonte: Enciclopedia dei Santi)
Giaculatoria - San Felice IV, pregate per noi.

*San Felice, Cipriano e 4.964 Compagni - Martiri d'Africa (12 ottobre)

+ 483
Assassinati con quasi cinquemila cristiani dal re vandalo ariano Unerico.
Martirologio Romano: Commemorazione dei Santi quattromilanovecentosessantasei martiri e confessori della fede: vescovi, sacerdoti e diaconi della Chiesa di Dio insieme a una folla immensa di fedeli, durante la persecuzione vandalica in Africa, per ordine del re ariano Unnerico, furono esiliati in odio alla verità cattolica in un orrendo deserto e celebrarono, infine, il martirio dopo varie torture.
Erano tra loro Cipriano e Felice, vescovi, insigni sacerdoti del Signore.
(Fonte: Enciclopedia dei Santi).
Giaculatoria - San Felice, Cipriano e 4.964 Compagni, pregate per noi.

*San Giovanni - Arcivescovo di Riga, Martire (12 ottobre)

San Giovanni, Arcivescovo di Riga, “Nuovo Martire” della Chiesa Ortodossa Russa, è festeggiato al 12 ottobre.
(Fonte: Enciclopedia dei Santi)
Giaculatoria - San Giovanni, pregate per noi.

*Beato Giovanni Osiense - Mercedario (12 ottobre)

Mercedario del convento di Santa Maria a Guardia de los Prados (Spagna), il Beato Giovanni Ostiense, era maestro in Sacra Teologia.
Santo religioso pieno di prudenza compì un numero considerevole di miracoli, morì presso il suo convento raggiungendo le gioie eterne del paradiso.
L'Ordine lo festeggia il 12 ottobre.
(Fonte: Enciclopedia dei Santi)

Giaculatoria - Beato Giovanni Osiense, pregate per noi.

*Beato Giuseppe Gonzalez Huguet - Sacerdote e Martire (12 ottobre)
Schede dei gruppi a cui appartiene:

“Beati 233 Martiri Spagnoli di Valencia” Beatificati nel 2001
“Martiri della Guerra di Spagna”

Martirologio Romano: Nel villaggio di Ribarroja de Turía nel territorio di Valencia in Spagna, Beato Giuseppe González Huguet, sacerdote e martire, che, durante la persecuzione contro la fede, portò a termine il glorioso combattimento per Cristo.
(Fonte: Enciclopedia dei Santi)
Giaculatoria - Beato Giuseppe Gonzalez Huguet, pregate per noi.

*San Massimiliano di Celeia - Arcivescovo di Lorch (12 ottobre)

All'inizio dell'VIII secolo, il vescovo Ruperto di Salisburgo fondò una cappella sulla tomba di un certo Massimiliano a Bischofshofen nel Pongau, a Sud di Salisburgo. Questa è l'unica, sicura notizia storica, che lascia supporre che questo santo fosse già venerato dai romani viventi nel Pongau, prima ancora dell'arrivo di Ruperto. Forse era vissuto fra loro come missionario.
Intorno al 1300 si formò il testo noto come «Vita Maximiliani», secondo cui il santo era originario di Celeia, oggi Cilje, in Jugoslavia. Egli aveva ricevuto dal papa Sisto II (257-58), l'incarico di evangelizzare la Pannonia; in seguito era divenuto arcivescovo di Lauriacum, capitale del Norico (Lorch, a Sud-Est di Linz) ed era morto martire nel 281 a Celeia.
Questa Vita, però, scritta mille anni dopo la morte di Massimilano è di scarso valore storico. Tuttavia egli è considerato l'apostolo del Norico, è patrono dei vescovadi di Passau (insieme a San Valentino) e di Linz (fino al 1962) ed è forse lo stesso personaggio che in Istria è venerato come vescovo di Capodistria. (Avvenire)
Martirologio Romano: Nel territorio dell’odierna Austria, San Massimiliano, che si ritiene sia stato vescovo di Lorch.
All'inizio del sec. VIII, il vescovo Ruperto di Salisburgo (m. 720 ca.) fondò una cappella sulla tomba di un certo Massimiliano a Bischofshofen nel Pongau, a Sud di Salisburgo. Questa è l'unica, sicura
notizia storica, che lascia supporre che questo santo fosse già venerato dai romani viventi nel Pongau, prima ancora dell'arrivo di Ruperto. Forse era vissuto fra loro come missionario.
Un documento ricorda che il re Carlomanno (m. 880) nell'878 fece dare sepoltura ai corpora di un confessore Massimiliano e di una martire Felicita, nella chiesa da lui fondata ad Altótting.
Poiché Felicita morì a Roma, lo Zibermayr suppone che il re entrasse in possesso delle reliquie dei due santi in Italia nell'877, ma respinge l'opinione diffusa secondo la quale Massimiliano di Bischofshofen e l'omonimo di Altotting sarebbero la stessa persona.
Dopo il 976 il vescovo Pilgrimo di Passau fece trasportare nella sua sede le reliquie del santo di Altotting e le seppellí accanto a quelle del vescovo Valentino. Tali reliquie sono andate perdute sin dal 1662.
In un documento del 985 Massimiliano è detto ancora "confessore", ma un Messale di Frisinga del 990 ca. lo designa come "martire" e uno di Salisburgo del sec. XI, per la prima volta, come "vescovo". Queste indicazioni, tuttavia, sono troppo scarse e tarde, per poterne trarre delle conclusioni sulla vita, la condizione e la morte del santo.
Già Pilgrimo si faceva passare per successore degli "arcivescovi" di Lorch, per dar lustro al vescovado di Passau con una lunga storia ed un più elevato rango. Questa tendenza appare anche nella Storia dei vescovi di Passau, composta poco prima del 1300, che retrocede di parecchio tempo le origini della Chiesa di Lorch e fa di Massimiliano il suo primo "arcivescovo ".
Nello stesso periodo si formò anche la Vita Maximiliani, secondo cui il santo era originario di Celeia, oggi Cilje, in Jugoslavia. Egli aveva ricevuto dal papa Sisto II (257-58), l'incarico di evangelizzare la Pannonia; in seguito era divenuto arcivescovo di Lauriacum, capitale del Norico (Lorch, a Sud-Est di Linz) ed era morto martire nel 281 a Celeia. Questa Vita, però, scritta mille anni dopo la morte di Massimiliano, non ha alcun valore storico.
Tuttavia Massimiliano è considerato l'apostolo del Norico, è patrono dei vescovadi di Passau (insieme a San Valentino) e di Linz (fino al 1962) ed è molto probabilmente lo stesso personaggio che in Istria è venerato come vescovo di Capodistria. Il Martirologio Romano ne fa menzione il 12 e il 29 ottobre. Il nome di Massimiliano fu scelto ripetutamente nelle famiglie degli imperatori tedeschi e dei re di Baviera.
(Autore: Konrad Kunze - Fonte: Enciclopedia dei Santi)

Giaculatoria - San Massimiliano di Celeia, pregate per noi.

*Sant'Opilio (Opilione) di Piacenza - Diacono (12 ottobre)

Prima metà del V sec.
Martirologio Romano: A Piacenza, sant’Opilione, diacono.
Sant’Opilio o Opilione è un diacono di Piacenza. Comunemente è ricordato insieme al fratello San Gelasio e al vescovo piacentino San Mauro.
I tre santi vengono quasi sempre ricordati in un unico capitolo dai pochi biografi, e sono definiti sempre con le stesse caratteristiche.
Sant’Opilio fu un grande esempio per la sua pietà, il suo spirito di austera penitenza e la sua viva carità verso il prossimo.
La tradizione vuole che spartisse con i poveri il cibo che la madre gli inviava attraverso San Gelasio, suo fratello.
Non abbiamo alcun dato certo circa la sua biografia.
Alcuni racconti c’informano che in quanto accolito partecipò alla traslazione del corpo di
Sant’Antonino, voluta da San Savino.
Si può pensare che la data di morte di Sant’Opilio possa collocarsi nella prima metà del V Secolo.
Le sue ossa riposano nella basilica di Sant’Antonino e alcune reliquie furono portate dal vescovo Giovanni Battista Scalabrini, nella cappella del seminario urbano.
Ci sono varie opere che raffigurano San Opilio diacono.
Nella cappella del seminario c’è un quadro della fine ottocento, del pittore Ghittoni, che raffigura il giovane San Opilio con il volto estatico a colloquio con gli angeli, insieme a San Gelasio.
Inoltre, ci è rimasto l’unico dipinto dell’artista Bernardo Ferrari che raffigura i due Santi ed è collocato nella basilica di Sant’Antonino di Piacenza.
Nella chiesa parrocchiale di Vigolo Valnure c’è un dipinto del 1882, di Fedele Toscani che lo raffigura da solo.
Infine San Opilio è raffigurato in un ritratto in rilievo in pietra, nell’altare della cripta del Duomo di Piacenza. Sant’Opilio è ricordato dalla chiesa piacentina il giorno 12 ottobre.
(Autore: Mauro Bonato - Fonte: Enciclopedia dei Santi)

Giaculatoria - Sant'Opilio di Piacenza, pregate per noi.

*Beato Pacifico da Valencia (Pedro Salcedo Puchades) - Religioso e Martire (12 ottobre)
Schede dei gruppi a cui appartiene:

“Beati Martiri Spagnoli Cappuccini di Valencia”
“Beati 233 Martiri Spagnoli di Valencia” Beatificati nel 2001
“Martiri della Guerra di Spagna”
1874 - 1936

Martirologio Romano: Nel villaggio di Massamagrel nello stesso territorio in Spagna, Beato Pacifico (Pietro) Salcedo Puchades, religioso dell’Ordine dei Frati Minori Cappuccini e martire, che nella medesima persecuzione si conformò alla passione di Cristo.
Era nato a Castellar (Valencia) il 24 febbraio 1874. Era il secondo dei cinque figli degli sposi D. Matías Salcedo e Donna Elena Puchades. Fu battezzato il 25 febbraio 1874 nella sua parrocchia natale.
L’ambiente familiare era povero, ma profondamente cristiano e devoto. La sua infanzia e la sua giovinezza furono un fedele riflesso di tale ambiente familiare. Prima di entrare in convento, ogni domenica frequentava il convento dei Cappuccini di Massamagrell.
Nel suo paese lo ricordano come “un bambino buono, di famiglia onorata e devota”. “Era molto pacifico - dice una conoscente - e la sua qualità più notevole era la pietà, fino al punto che quando in casa si pregava il rosario non voleva che si facessero lavori che potessero impedire l’attenzione”. E raccontano di lui che “entrò in religione mosso da un grande amore alla penitenza”.
Si fece cappuccino, vestendo l’abito come fratello, a Ollería il 21 luglio 1899, dalle mani del P. Francisco M. de Orihuela. Fece la professione temporanea a ventisei anni davanti a P. Luís de
Massamagrell il 21 giugno 1900 e la professione perpetua il 21 febbraio 1903.
Destinato al convento di Massamagrell, per 37 anni esercitò l’ufficio di questuante. I religiosi non risparmiano elogi quando parlano di lui: “Il suo temperamento era semplice e tranquillo.
Godeva di molta buona fama fra i compagni e i fedeli ed era un religioso molto osservante... Era un uomo molto virtuoso, soprattutto era molto umile e molto attento ad adempiere i voti religiosi...
Il suo temperamento era bonario. Era devotissimo della santissima Vergine e consacrò la sua vita interamente a vivere l’austerità e la povertà in grado eminente. Era molto umile e pieno di abnegazione e il suo letto era seminato di pietre e di cocci per una maggiore mortificazione”.
Era molto stimato da tutti sia dentro che fuori del convento.
Quando nel luglio del 1936 fu chiuso il convento di Massamagrell a causa della persecuzione religiosa, fr. Pacífico si rifugiò in casa di un suo fratello, dove rimase quattro mesi, dedicandosi alla preghiera.
Qui la notte del 12 ottobre fu preso dai miliziani che lo portarono via a spinte e a colpi di calcio del fucile, mentre recitava il rosario, in direzione di Monteolivete fino a el Azud, vicino al fiume, dove fu ucciso.
Il giorno seguente alcuni suoi nipoti, andando al mercato a Valencia, scoprirono il suo cadavere, che teneva fortemente stretto sul petto il crocifisso con la mano sinistra. I suoi resti furono sepolti nel cimitero di Valencia, ma non poterono essere identificati.
(Fonte: Santa Sede)
Giaculatoria - Beato Pacifico di Valencia, pregate per noi.

*San Rodobaldo II (Cipolla) di Pavia - Vescovo (12 ottobre)

m. 12 ottobre 1254
Rodobaldo fu il 53° vescovo di Pavia. Arcidiacono della cattedrale, fu eletto nel 1230 e consacrato da Gregorio IX.
Fu attivo nella carità. Insieme al Papa predicò la crociata contro Federico II, cosa che gli valse il carcere. Poi si adoperò per riconciliare l'imperatore con Innocenzo IV. Morì nel 1254. Le reliquie sono conservate nella cattedrale di Pavia.
Martirologio Romano: A Pavia, San Rodobaldo, vescovo, uomo di esemplare spirito di penitenza, che si impegnò molto per il culto divino e nella ricerca di reliquie dei Santi.
(Fonte: Enciclopedia dei Santi)

Giaculatoria - San Rodobaldo II, pregate per noi.

*Beato Romano (Roman) Sitko - Sacerdote e Martire (12 ottobre)
Scheda del gruppo a cui appartiene:

”Beati 108 Martiri Polacchi”
Polonia, 1880 – Auschwitz, Polonia, 12 ottobre 1942
Il Beato Roman Sitko, sacerdote diocesano polacco, nacque nel 1880 e morì ad Auschwitz-Oswincim, Germania (oggi Polonia), il 12 ottobre 1942.
Fu beatificato da Giovanni Paolo II a Varsavia (Polonia) il 13 giugno 1999 con altri 107 martiri polacchi.
Martirologio Romano: Nel campo di sterminio di Auschwitz vicino a Cracovia in Polonia, Beato Romano Sitko, sacerdote e martire, che, durante l’occupazione della Polonia nel corso della guerra, crudelmente torturato dai persecutori della dignità umana e della fede, passò alla visione della beatitudine eterna.
(Fonte: Enciclopedia dei Santi)
Giaculatoria - Beato Romano Sitko, pregate per noi.

*San Serafino da Montegranaro - Religioso (12 ottobre)

Montegranaro, Ascoli Piceno, 1540 - Ascoli Piceno, 12 ottobre 1604
Serafino nacque nel 1540 a Montegranaro nelle Marche. Era povero: per un periodo fece il custode di gregge. A 18 anni entrò in convento a Tolentino. Fu accolto come religioso fratello nell'Ordine dei Frati Minori Cappuccini e fece noviziato a Jesi.
Peregrinò per tutti i conventi delle Marche, perché, nonostante la buona volontà e la massima diligenza che poneva nel fare le cose, non riusciva ad accontentare né superiori, né confratelli, che non gli risparmiarono rimproveri. Ma egli dimostrò sempre tanta bontà, povertà, umiltà, purezza e mortificazione.
Nel 1590 Serafino si stabiliva definitivamente ad Ascoli Piceno. Due i «libri» fondamentali per lui: il crocefisso e la corona del rosario con cui si faceva messaggero di pace e di bene. Aveva 64 anni e la fama della sua santità si diffondeva per Ascoli, quando egli stesso chiese con insistenza il viatico. La morte lo colse il 12 ottobre 1604.
Dopo essere spirato, semplice anche nella morte, la voce del popolo che lo diceva santo giunse anche alle orecchie del Papa Paolo V, il quale autorizzò l'accensione di una lampada sulla sua tomba. Fu canonizzato da Clemente XIII il 16 luglio 1767. (Avvenire)
Etimologia: Serafino = colui che infonde calore, dall'ebraico
Martirologio Romano: Ad Ascoli, san Serafino da Montegranaro (Felice) de Nicola, religioso dell’Ordine dei Frati Minori Cappuccini, che, vero povero, rifulse per umiltà e pietà.
San Serafino nacque nel 1540 a Montegranaro nelle Marche, da Girolamo Rapagnano e da Teodora Giovannuzzi, di umili condizioni, ma cristiani ferventi. A causa della povertà familiare, lavorò per un
certo tempo in qualità di garzone presso un contadino alla custodia del gregge.
A 18 anni bussò alla porta del convento di Tolentino. Dopo alcune difficoltà, fu accolto come religioso fratello nell'Ordine dei Frati Minori Cappuccini e fece noviziato a Jesi.
Peregrinò, si può dire per tutti i conventi delle Marche, perché, nonostante la buona volontà e la massima diligenza che poneva nell'espletamento dei compiti che gli venivano affidati, non riusciva ad accontentare né superiori, né confratelli, che non gli risparmiarono rimproveri, ma egli dimostrò sempre tanta bontà, povertà, umiltà, purezza e mortificazione.
Negli uffici che esercitò di portinaio e di questuante, a contatto con i più svariati ceti, sapeva trovare parole opportune, squisita delicatezza di sentimenti per condurre le anime a Dio.
Nel 1590 San Serafino si stabiliva definitivamente ad Ascoli Piceno. La città si affezionò talmente a lui che nel 1602, essendosi diffusa la notizia di un suo trasferimento, le autorità scrissero ai superiori per evitarlo. Vero messaggero di pace e di bene, esercitava infatti un influsso grandissimo presso tutti i ceti, e la sua parola riusciva a comporre situazioni allarmanti, ad estinguere odi
inveterati e ad infervorare alla virtù.
Preghiera, umiltà, penitenza, lavoro e pazienza, tanta pazienza, perché i rimproveri per lui erano sempre abbondanti.
E Dio si incaricò di aiutarlo supplendo alle sue capacità, in cucina, alla porta, nell'orto, alla questua, con i miracoli, l'introspezione dei cuori, il dono di saper confortare tutti in maniera inimitabile. Da parte sua rimase sempre contento di amare Dio conoscendo e studiando due soli libri: il crocifisso e la corona del rosario.
Aveva 64 anni e già la fama della sua santità si diffondeva per Ascoli, quando egli stesso chiese con insistenza il viatico, mentre nessuno credeva alla sua prossima fine.
La morte lo colse il 12 ottobre 1604. Dopo spirato, semplice anche nella morte, la voce del popolo che lo diceva santo, giunse anche alle orecchie del Papa Paolo V, il quale autorizzo l'accensione di una lampada sulla sua tomba. Fu canonizzato da Clemente XIII il 16 luglio 1767.
(Autore: Elisabetta Nardi - Fonte: Enciclopedia dei Santi)

Giaculatoria - San Serafino da Montegranaro, pregate per noi.

*Beato Tommaso Bullaker - Martire (12 ottobre)

Martirologio Romano: A Londra in Inghilterra, Beato Tommaso Bullaker, sacerdote dell’Ordine dei Frati Minori e martire, che, arrestato sotto il regno di Carlo I nel momento stesso in cui celebrava la Messa, morì impiccato a Tyburn per il suo sacerdozio e sventrato mentre era ancora vivo.
(Fonte: Enciclopedia dei Santi)

Giaculatoria - Beato Tommaso Bullaker, pregate per noi.

*Altri Santi del giorno (12 ottobre)

*San
Giaculatoria - Santi tutti, pregate per noi.

Torna ai contenuti